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Disbiosi intestinale: cos’è, cause e sintomi.

L’AUTORE

Spesso succede che abbiamo malesseri a livello fisico e non riusciamo a ricondurli ad una causa, né sappiamo attribuire un nome alla nostra condizione, perché ignoriamo che i vari disagi che viviamo quotidianamente possano essere tutti figli di una stessa patologia. In questo articolo ti parleremo di disbiosi intestinale, ti elencheremo i sintomi, le cause eventuali e come distinguerla da altre patologie. Se ti rivedi in questa condizione, non esitare a consultare un medico.

 

COSA CAUSA LA DISBIOSI E COME RICONOSCERLA PER CURARLA.

La disbiosi è un termine che indica uno squilibrio nel microbiota intestinale, cioè il complesso ecosistema di batteri che vive nel nostro intestino. Questo squilibrio può causare una varietà di sintomi gastrointestinali, tra cui:

  • gonfiore,
  • dolore addominale,
  • diarrea o stitichezza,
  • affaticamento,
  • mal di testa,
  • problemi della pelle
  • umore alterato.

È importante consultare un professionista medico per una diagnosi e un trattamento adeguati in caso di sospetta disbiosi.

I sintomi della disbiosi, tuttavia, possono variare da persona a persona, e possono essere presenti tutti o in parte a seconda dei casi, ecco perché non è facile da diagnosticare.

 

Nell’ambito della disbiosi intestinale, è fondamentale comprendere che lo squilibrio batterico è strettamente legato all’alimentazione. Numerosi nemici dei probiotici, come conservanti, coloranti, addensanti, zuccheri semplici, sale, grassi e dolcificanti artificiali, sono presenti in abbondanza nei cibi preconfezionati, sempre più diffusi nella nostra dieta moderna.

Tra le possibili potrebbe essere consigliato  un piano nutrizionale mirato a fornire tutti i nutrienti essenziali per mantenere l’equilibrio batterico. Questo piano potrebbe includere vitamine del complesso B, calcio, magnesio, beta carotene e zinco, oltre a una dieta ricca di cibi freschi, come verdura, frutta, cereali integrali e legumi. Questi alimenti sono fonti principali di carboidrati accessibili al microbiota (MAC), sostanziali per la nutrizione microbica. Le fibre, in particolare, sono cruciali per mantenere una regolarità intestinale, soprattutto se accompagnate da un adeguato consumo di acqua.

Alimenti fermentati, come verdure, frutta, legumi, riso e latticini (yogurt e kefir), sono particolarmente utili. Anche il consumo di riso e patate cotti, refrigerati dopo la preparazione (amido resistente), è gradito al microbiota.

Lo specialista potrebbe anche suggerire l’assunzione di probiotici, che aiutano a ripopolare l’intestino, promuovendo la regolarità delle funzioni intestinali e rafforzando le difese immunitarie. L’obiettivo è ridurre i disturbi causati dalla disbiosi.

È sempre consigliabile consultare un medico specializzato per una valutazione individuale e un piano di trattamento mirato.

Per comprendere se si è effettivamente affetti da disbiosi o da altri disturbi gastrointestinali, è importante osservare attentamente i sintomi prima di consultare un medico specializzato.

Un professionista sanitario può prescrivere test specifici, come analisi del sangue, delle feci o del respiro, per valutare lo stato del microbiota intestinale e individuare eventuali squilibri.

 

COME DISTINGUERE LA DISBIOSI DA ALTRE PATOLOGIE.

Sebbene la disbiosi intestinale sia una condizione nella quale c’è uno squilibrio dei microorganismi che vivono nel tratto gastrointestinale, tuttavia, i sintomi della disbiosi possono sovrapporsi a quelli di altre condizioni gastrointestinali, il che può rendere la diagnosi una sfida.

Ecco alcuni passaggi generali per distinguere la disbiosi da altre condizioni:

  1. Valutazione dei sintomi: I sintomi comuni della disbiosi possono includere gonfiore, gas, diarrea o stitichezza, affaticamento e problemi cutanei. Tuttavia, questi sintomi non sono specifici e possono essere presenti in molte altre malattie gastrointestinali come sindrome dell’intestino irritabile (IBS), malattie infiammatorie croniche dell’intestino (IBD), infezioni o intolleranze alimentari.
  2. Storia clinica: È importante discutere con il proprio medico la storia clinica personale e familiare, includendo i dettagli della dieta, l’uso di antibiotici o altri farmaci, e altre condizioni mediche.
  3. Esami del sangue: Esami ematologici possono aiutare ad escludere altre condizioni. Ad esempio, indicatori di infiammazione possono indicare IBD, mentre altri test possono rivelare carenze nutrizionali o altre condizioni di salute.
  4. Test delle feci: L’analisi della composizione della microflora intestinale tramite un campione di feci può dare indicazioni sulla presenza di disbiosi. Possono essere valutate l’abbondanza e la diversità dei batteri.
  5. Esclusioni: Spesso la disbiosi viene considerata una diagnosi di esclusione, cioè viene presa in considerazione dopo che altre malattie più gravi o specifiche sono state escluse.
  6. Consultare uno specialista: Un gastroenterologo può consigliare indagini diagnostiche più specifiche, come la colonscopia, per escludere o confermare altre condizioni gastrointestinali.

 

È importante ricordare che la diagnosi e il trattamento della disbiosi o di qualsiasi altra condizione medica dovrebbe essere sempre gestita da un professionista sanitario qualificato. Evitate perciò l’autodiagnosi e l’auto-trattamento e consultate un medico per qualsiasi problema di salute.

 

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